The Declaration of Independence in Italian:
1776 Translation

 

The Florentine Gazzetta Universale o Sieno Notizie Istoriche, Politiche, di Scienze, Arti, Agricoltura of Saturday, September 14, 1776, n.73 published a translation of the Declaration of Independence that, to my knowledge, is the first one to have appeared in Italian along with the one that was published the same day in a second Florentine gazette, Notizie del Mondo. The translation was part of a dispatch from London of August 23 containing news of the rebellion in America. The language used in the translation is elaborate, archaic and it reflects the changes that have occurred in the Italian language in the last two centuries The English text, however, is rendered with accuracy and almost literally, thus showing the way to all subsequent Italian translations.
The Gazzetta introduced the Declaration writing: "Essendosi pubblicata la dichiarazione per parte dei Rappresentanti gli Stati uniti dell’America adunati nel General Congresso sotto il dì 4 luglio 1776 non lasciamo di riportarla, come l’epoca la più strepitosa di questa Confederazione, ed è la seguente: [Having being published the declaration by the Representatives of the United States of America in General Congress assembled, July, 4, 1776, we do not leave it unreported, as the most tremendous epoch of this Confederation, and it is as follows:]

 

"Allorchè nel corso degli umani eventi addiviene necessario per un popolo sciogliere i vincoli politici, che fino a quel tempo lo hanno tenuto unito ad un altro, e prendere fra le Potenze della Terra lo stato separato, ed uguale, a cui la Legge della Natura, e l’Arbitro Supremo che la governa gli danno il diritto, allora un debito rispetto per l’opinione degli uomini, esige, che questo popolo esponga le ragioni per le quali è costretto a tale separazione."
"Noi consideriamo come verità evidenti in se medesime che tutti gli uomini sono stati creati uguali; che han ricevuti dal loro Creatore certi diritti inalienabili; che nel numero di questi diritti vi sono, la vita, la libertà, e la ricerca della felicità; che per assicurarli appunto questi diritti, i Governi sono stati instituiti fra gli uomini, e non ricavano il loro giusto potere, che dal consenso di coloro che sono governati; che ogni volta che una forma di Governo diventa distruttiva di questi fini, il popolo è in diritto di alterarla, e abolirla, ed instituire un nuovo Governo, stabilendone i suoi fondamenti su’ principj, e organizzando le sue potestà nella forma che gli parrà la più propria per effettuare la sua sicurezza, e felicità. E per vero dire vuole la prudenza, che certi Governi stabiliti da lungo tempo non siano cambiati per lievi, e passeggiere cagioni, e per queste ragioni l’esperienza di tutti i secoli ha dimostrato che il genere umano è più disposto a soffrire finchè i mali sono sopportabili, piuttosto che farsi ragione a se medesimo con l’abolire quelle tali cose, alle quali si è accostumato. Ma quando una lunga concatenazione di abusi, ed usurpazioni, avendo invariabilmente l’oggetto istesso per scopo, prova evidentemente un’idea di sottomettere il popolo a un assoluto dispotismo, egli è in diritto, anzi egli è in dovere di scuotere il giogo di un simile Governo, e provvedersi nuovi Custodi per la sua futura sicurezza."
"Tale è stata la paziente longanimità di queste Colonie, e tale è ora la necessità che le costringe ad alterare il sistema de’ loro passati Governi. L’istoria del presente Governo della Gran Brettagna è un’istoria d’ingiustizie, e di usurpazioni reiterate, aventi tutte direttamente per oggetto lo stabilimento di un’assoluta tirannia sopra questo paese. Per provar ciò sottoponghiamo i fatti al giudizio del mondo imparziale."
"Egli ha negato di dare il suo consenso alle leggi le più salutari, e necessariamente pel ben pubblico. Egli ha proibito a’ suoi Governatori l’approvare delle leggi di un’importanza immediata, e premurosa, o almeno che rimanessero sospese nel loro effetto, finchè non si fosse ottenuto il suo assenso, e quando sono state così sospese, egli ha finalmente trascurato di farvi la minima attenzione. Egli ha ricusato di approvare altre leggi per assegnare grandi estensioni di terreno a degli abitanti, se pure questi non abbiano prima renunziato al loro diritto di avere de’ rappresentanti nel corpo legislativo, diritto inestimabile per essi, e unicamente temibile per i tiranni. Egli ha convocati i corpi legislativi in luoghi insoliti, incomodi, e lontani dal deposito de’ pubblici archivi, unicamente con l’idea di fatigarli a segno di dovere essi sottometterli alle sue intenzioni. Egli ha iterativamente disciolte le Camere de’ Rappresentanti per essersi opposte con una maschia fermezza alle lesioni che si faceano a’ diritti del popolo. Egli ha ricusato per lungo tempo, dopo averla così disciolta, di farne stabilire dell’altro, e così il potere legislativo non potendo essere assolutamente annichilato, è ricaduto al popolo intiero, che ha dovuto esercitarlo; lo Stato rimanendo intanto esposto a tutti i pericoli d’una invasione al di fuori, e a delle turbolenze al di dentro. Egli si è sforzato di prevenire la popolazione di queste contrade, impedendo con queste mire delle leggi per naturalizzare i forestieri; negando l’approvarne altre per incoraggirli a trapiantarsi qui, e alzando i patti delle nuove attribuzioni del terreno. Egli ha messi degli ostacoli all’amministrazione della giustizia, negando di acconsentire a delle leggi per stabilire delle potestà Giudiciarie. Egli ha nominati de’ Giudici unicamente dipendenti dal suo volere non solo in riguardo alla conservazione de’ loro posti, come anche alla somma, e pagamento de’ loro salari. Ha creata una moltitudine di nuovi impieghi, ed ha inviati quì sciami d’impiegati per caricare semprepiù il popolo, per rodergli, e divorargli ogni sussistenza. Ha mantenuto in tempo di pace in mezzo a noi delle Armate permanenti senza il consenso delle nostre Assemblee legislatrici. Ha procurato rendere lo stato militare indipendente dal poter civile, e farlo anche superiore. Egli ha combinato con altri per assoggettarci ad una giurisdizione estranea alla nostra costituzione, e ignota alle nostre leggi, dando la sua approvazione a’ suoi pretesi atti di legislazione per mettere grossi corpi di gente armata a quartiere fra di noi; per garantirli per mezzo di un fantasma di Tribunale da ogni castigo per gli omicidj che potessero commettersi contro gli abitanti di questi Stati; per toglierci il nostro commercio con tutte le parti del Mondo; per imporci delle tasse senza il nostro consenso; per privarci in varj casi del vantaggio di un Tribunale composto di Giurati; per trasportarci di là dai Mari atfine di esservi giudicati per pretesi delitti, per abolire il sistema libero delle leggi Inglesi in una vicina Provincia, erigendovi un Governo affatto militare, e dilatando i suoi confini, affine di farne a un tempo un esempio, e un istrumento proprio ad introdurre la stessa assoluta forma in queste Colonie; per rapirci i nostri Diplomi, e Privilegi, abrogare le nostre Leggi le più preziose, ed alterare fondamentalmente il metodo della nostra Amministrazione; per interdire i nostri proprj corpi Legislativi, e dichiararsi loro medesimi rivestiti del potere di far delle Leggi obbligatorie per noi in ogni e qualunque caso."
"Egli ha addicato il Governo di questo paese dichiarandoci decaduti dalla sua protezione, e facendoci la guerra. Egli ha fatta esercitare la pirateria su’ nostri mari, devastare le nostre coste, bruciare le nostre Città, e togliere la vita ai nostri abitanti. Attalmente stà intento a far passare quì grosse armate di mercenarj esteri per dare l’ultima mano all’opere della morte, alla desolazione, alla tirannia, il tutto cominciato con circostanze di crudeltà, e di perfidia, di cui appena si troveranno gli esempi nei secoli i più barbari, e che sono del tutto indegne di una Nazione culta. Egli ha forzati i nostri Concittadini fatti prigionieri in alto mare a prender armi contro la loro Patria, a divenire i carnefici de’ loro amici, e fratelli, o a cadere da loro stessi fra le loro mani. Ha eccitate fra di noi sedizioni intestine; ha fatto ogni sforzo per sollevare contro gli abitanti delle nostre frontiere i disumanati Indiani selvaggi, la maniera de’ quali troppo nota di guerreggiare, è una general distruzione senza distinzione d’età, di sesso, e di condizione."
"Ad ogni grado di queste oppressioni, abbiamo ne’ più umili termini sollecitato il riparo. Le nostre reiterate suppliche non hanno ottenuta altra risposta, che reiterata ingiustizia. Un Ministero il di cui carattere è così controdistinto per tutte le azioni che possono ostentare la tirannia, è incapace di governare un popolo libero."
"E noi non abbiamo mancato di attenzione riguardo a’ nostri fratelli Britannici. Noi gli abbiamo avvertiti di tempo in tempo dei tentativi fatti dalla loro potestà legislatrice per estendere sopra di noi un illegittima giurisdizione. Abbiamo loro rammentate le circostanze della nostra emigrazione, e stabilimento in questo paese. Ci siamo appellati alla loro giustizia, e magnanimità naturale; gli abbiamo sempre scongiurati per i vincoli di nostra scambievole tenerezza a disapprovare tali usurpazioni, che avrebbero inevitabilmente interrotta la nostra connessione, e reciproca corrispondenza, ma essi ancora sono stati sordi alla voce della giustizia, e della parentela. Altro dunque non ci resta che sottoporsi tranquillamente alla necessità, che ordina la nostra separazione, e considerarli come il resto dell’uman genere, nemici in guerra, ed amici in pace."
"A tal’effetto Noi rappresentanti gli Stati Uniti d’America adunati nel Congresso Generale, chiamando in Testimone il Giudice Supremo dell’Universo della rettitudine di nostre intenzioni, nel nome, e per autorità del buon popolo di queste Colonie, pubblichiamo solennemente, e dichiariamo, che queste Colonie Unite sono, e per giustizia debbono essere stati liberi e indipendenti, che esse sono franche, ed esenti da ogni obbedienza alla Corona Britannica; che ogni connessione politica, fra esse, e lo Stato della Gran Brettagna è, e deve essere intieramente disciolta, e che a titolo di Stati liberi, e indipendenti sono esse pienamente autorizzate a far la guerra, conchiudere la pace, formare alleanze, stabilire regolamenti di commercio, far tutti gli altri atti, e regolare tutti gli altri oggetti che appartengono agli Stati indipendenti: E Noi fermamente affidati sulla protezione della Divina provvidenza scambievolmente obblighiamo per l’effettuazione del presente Manifesto le nostre vite, beni, ed onore il più sacrosanto."
Firmato per ordine, e per parte del Congresso Giovanni Hancock Presidente
Carlo Thomson Segretario